religione

Verso la beatificazione di Fra' Nazareno da Pula 

Gelsomino Del Guercio
Pubblicato il 31-10-2021

In attesa del responso vaticano 

Un altro passo verso la beatificazione di un frate morto in odore di santità, è stato compiuto. La ricognizione dei resti di Fra’ Nazareno da Pula (vero nome Giovanni Zucca, frate cappuccino) si è conclusa a Pula, in provincia di Cagliari.

Erano presenti, scrive il quotidiano L’Unione Sarda, l'Arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi, la Commissione da lui nominata e il guardiano del convento, padre Roberto Sardu. Ora il corpo verrà tumulato sempre al santuario di Nostra Signora della Consolazione a Is Molas (Cagliari), in una nuova tomba che sarà ultimata ai primi di dicembre.

LA GUIDA DI PADRE PIO
Fra’ Nazareno era nato a Pula il 21 gennaio 1911 e per lungo tempo è stato in Africa, impegnato in operazioni belliche. In quel periodo è stato anche tenuto prigioniero in un campo di concentramento inglese.
Tornato in Sardegna, è entrato a far parte dei frati minori cappuccini sotto la guida spirituale di San Pio da Pietrelcina. Cuoco, questuante, portinaio, ha assistito poveri e malati e negli anni la sua fama di santità è cresciuta sempre più anche per eventi prodigiosi e guarigioni miracolose, fino alla sua morte avvenuta il 29 febbraio 1992.

40MILA PERSONE
Ai suoi funerali, in quel 29 febbraio 1992, Cagliari si fermò. Almeno 40 mila persone vollero accompagnarlo al Cimitero di Bonaria proprio - come nel 1958 - con Fra Nicola da Gesturi. Dopo un'inchiesta diocesana, aperta nel 2003 e durata quindici anni, la Chiesa sarda chiede alla Santa Sede il riconoscimento della santità per Fra Nazareno da Pula.

Dopo Ignazio da Laconi e Nicola da Gesturi, quindi, un altro francescano, un altro cappuccino, un altro frate questuante si incammina verso la gloria degli altari.

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IGNAZIO DA LACONI E NICOLA DA GESTURI
In particolare, quanto Fra Nicola fu silenzioso, tanto Fra Nazareno fu prodigo di consigli, talvolta perentori, Come quel lapidario "a confessarsi sia", con cui spesso chiudeva il colloquio invitando alla conversione personale e al ritorno alla vita sacramentale. Pazienza e saggezza che si accompagnavano a una capacità diagnostica che lasciava anche i medici interdetti. Decine i casi di guarigione, spesso inspiegabili, che gli vengono attribuiti.

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